


“Dove la psicologia incontra creatività e consapevolezza”
LE MIE CANZONI
Perché scrivo canzoni
Ho iniziato a scrivere canzoni come si inizia un dialogo con una parte di sé che non trova spazio nelle parole di ogni giorno.
Dopo anni di lavoro sul corpo, sulla voce, sull’ascolto, ho sentito il bisogno di dare una forma più diretta a tutto ciò che si muoveva dentro — non per spiegarlo, ma per lasciarlo accadere.
La musica, per me, non è un linguaggio separato dalla vita: è una parte viva del processo di presenza.
Ogni suono, ogni pausa, ogni silenzio è un modo per restare, per attraversare le emozioni senza respingerle.
Scrivere canzoni è diventato un modo per tornare al corpo da un’altra porta: quella della vibrazione, del ritmo, del respiro condiviso.
Questi brani nascono dallo stesso luogo da cui nascono le mie parole in terapia, i gesti nei percorsi corporei, le meditazioni:
dal bisogno di sentire davvero.
Ma nella musica tutto diventa più nudo, più universale.
Non c’è più il linguaggio clinico, non c’è più il ruolo.
C’è solo la voce che vibra, e in quella vibrazione qualcosa si rivela.
Scrivere canzoni è, per me, una forma di cura reciproca: io scrivo per lasciar andare, e chi ascolta può ritrovare un frammento di sé in quello stesso movimento.
È un modo di dire “non sei solo”, senza doverlo dire davvero.
Chi è Confine 8
Confine 8 è il nome che ho scelto per la parte di me che canta, che sente e che crea senza spiegare.
Non è un personaggio: è uno spazio.
Un territorio interiore dove l’identità non si chiude, ma si apre.
Dove la mente e il corpo, il dentro e il fuori, l’umano e il suono si incontrano senza più bisogno di definirsi.
Il nome nasce da due parole che mi accompagnano da sempre.
“Confine”, perché è il luogo che più mi somiglia: quello in cui le cose si toccano, dove finisce un mondo e ne inizia un altro.
E “8”, perché è il simbolo dell’infinito, del movimento continuo tra due poli che si cercano e si trasformano a vicenda.
Insieme, Confine 8 è il modo in cui racconto la mia vita come attraversamento, come ponte, come vibrazione che non si ferma.
Dentro Confine 8 non c’è distanza tra psicologo, musicoterapeuta o essere umano.
C’è solo un movimento: quello dell’ascolto che diventa suono, del sentire che trova una forma.
Il senso di tutto questo
Nel contesto del mio percorso, la musica non è un’aggiunta, ma un ritorno.
È la stessa ricerca che porto avanti da anni, ma in un’altra lingua: quella dell’esperienza, della pelle, della risonanza.
Ogni canzone è un modo per raccontare la parte invisibile del lavoro interiore, per dare suono a ciò che non si può dire con precisione, ma si può sentire con tutto il corpo.
Confine 8 non separa la mia identità artistica da quella professionale: le intreccia.
Perché anche nella cura, nella voce, nella relazione, c’è sempre musica.
E perché ogni ascolto profondo — che sia in una stanza di terapia, in un respiro o in una canzone — comincia nello stesso punto:
sottopelle.
ASCOLTA L'ALBUM: SOTTOPELLE