top of page

Il corpo che cambia: non serve capire tutto per iniziare a sentire

“La consapevolezza non nasce dalla comprensione intellettuale, ma dall’esperienza diretta.” — Jon Kabat-Zinn


Viviamo in un tempo che esalta la conoscenza razionale. Ci viene chiesto spesso di spiegare ciò che sentiamo, di dare un nome a ogni emozione, di costruire narrazioni ordinate e coerenti anche quando dentro di noi tutto è confuso. La mente è diventata il nostro filtro primario per comprendere il mondo, un faro che ci illude di poter controllare tutto, anche le emozioni. Ma il corpo ha un altro ritmo. Un’altra intelligenza. Non si lascia addomesticare dai concetti, né persuadere dalle parole. Il corpo parla attraverso sensazioni, respiro, vibrazioni, tremori. Parla da un luogo che viene prima della comprensione, e che spesso la supera.

In una classe di bioenergetica, capita spesso che un esercizio tocchi corde profonde senza preavviso. Un semplice movimento può aprire il respiro, sciogliere un nodo alla gola, far salire un’emozione che sembrava dimenticata. E non serve comprendere razionalmente il perché. È sufficiente accorgersi che qualcosa si è mosso, che qualcosa in noi ha risposto.


Il corpo conosce la strada

Alexander Lowen diceva: “La mente può mentire. Il corpo no.” E quando iniziamo a muoverci, a respirare profondamente, a lasciare che il corpo trovi la sua voce, ci accorgiamo che il cambiamento inizia proprio da lì. Non dal voler capire, ma dal permettere al corpo di esprimersi.

Mi viene in mente Laura (nome di fantasia), una partecipante che, per le prime settimane, ripeteva di non sentire nulla. Faceva tutti gli esercizi con precisione, seguiva le indicazioni, ma alla fine diceva: “Non succede niente, è come se fossi scollegata.” Poi, un giorno, durante un esercizio molto semplice — spingere le mani contro il muro con le ginocchia flesse e i piedi ben radicati — qualcosa è cambiato. Ha iniziato a tremare. Il respiro è diventato più profondo, e gli occhi si sono riempiti di lacrime. “È come se qualcosa si fosse sbloccato, ma non so cosa sia.” Non aveva bisogno di spiegare. Il suo corpo aveva iniziato a sentire.


Sentire prima di capire

Nel lavoro corporeo, la comprensione arriva — se arriva — solo dopo. E va bene così. Siamo abituati a vivere come se tutto dovesse essere capito prima di essere vissuto. Ma le emozioni non funzionano così. Il corpo non funziona così. In bioenergetica non cerchiamo risposte, cerchiamo presenza. Non cerchiamo coerenza narrativa, ma autenticità vissuta. Non inseguiamo un senso immediato, ma uno spazio in cui sentire ciò che c’è.

Una volta, alla fine di una classe, un uomo mi ha detto: “Non so bene cosa ho fatto, ma mi sento più vero.” Mi ha colpito, perché aveva messo a fuoco qualcosa di importante. Il cambiamento non passa sempre dalla mente. Spesso passa per una vibrazione nelle gambe, un respiro che si apre, un gesto che finalmente si compie. È qualcosa che si sente prima di potersi raccontare.


La fiducia che precede il senso

In molte pratiche orientate alla consapevolezza — come la bioenergetica, il Focusing o la mindfulness — emerge un principio comune: quello della fiducia nel processo. Non tutto deve essere chiaro all’inizio. Anzi, spesso le trasformazioni più profonde nascono proprio nel buio, nell’incertezza, in quel territorio indefinito dove la mente si fa da parte e il corpo prende parola.

Il corpo cambia quando si sente accolto. Quando non deve dimostrare nulla. Quando può chiudersi se ha bisogno, oppure aprirsi, oppure tremare. Quando può esprimersi nella sua verità, anche senza spiegazione. A volte il senso arriva con il tempo. Altre volte no. Ma resta comunque l’effetto: ci sentiamo più presenti, più stabili, più in contatto.

Un’altra partecipante, dopo settimane di lavoro corporeo, mi disse: “Non so come, ma sto reagendo diversamente a certe cose. Ho più pazienza, meno ansia.” E quando le chiesi se avesse fatto un collegamento con gli esercizi, rispose: “Forse sì. Ma non è importante sapere come. È importante che accada.”


Un invito gentile

Questo è l’invito della bioenergetica: lasciar andare l’urgenza di capire.

Fermarsi.

Respirare.

Sentire.

Dare fiducia a quel linguaggio antico che il corpo conosce da sempre.

Lasciarsi sorprendere da un gesto spontaneo, da un’emozione che emerge senza nome, da una sensazione che cambia nel tempo.

Non è un lavoro che richiede forza di volontà, ma disponibilità.

Non è una tecnica per correggersi, ma una pratica per riconoscersi.

E soprattutto, non è una corsa verso un risultato, ma un ritorno.

Un ritorno a sé.

Un ritorno alla possibilità di sentire.

Perché la trasformazione più profonda non nasce dal controllo.

Ma dall’ascolto.

Dal rispetto.

E dalla fiducia.

Commenti


bottom of page